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In questi anni di studente al Master GSTM, ho partecipato, come richiesto dal progetto, alla traduzione e alla revisione di articoli scientifici.
I fascicoli del GSTM contengono articoli selezionati, tratti dalle più importanti Riviste Scientifiche Internazionali e tradotti in lingua italiana in forma semi-integrale.
La selezione dei lavori, avviene attraverso la valutazione di tutti gli articoli del settore pubblicati nell’anno precedente su diverse riviste internazionali, da quelle specifiche del settore (Spine, Physical Therapy, Journal of Manipolative and Physiological Therapeutics, ecc.) a quelle leader nel mondo (Lancet, Journal of the American Medical Association, British Medical Journal, New England Journal of Medicine ecc. ecc.).
La mia prima revisione,"DOLORE LOMBARE DI ORIGINE MECCANICA O INFIAMMATORIA. QUALI SONO I POTENZIALI SEGNI E SINTOMI?", è stata pubblicata sul giornale "IL FISIOTERAPISTA" nel 2011.
La seconda revisione è "L'APPLICAZIONE DI MOBILIZZAZIONI ARTICOLARI SU DIVERSI LIVELLI CERVICALI NON PROVOCA UN'IMMEDIATA RIDUZIONE DEL SINTOMO NEL PAZIENTE CON DOLORE CRONICO CERVICALE: UNO STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO"
Giugno 2011
L'APPLICAZIONE DI MOBILIZZAZIONI ARTICOLARI SU DIVERSI LIVELLI CERVICALI NON PROVOCA UN'IMMEDIATA RIDUZIONE DEL SINTOMO NEL PAZIENTE CON DOLORE CRONICO CERVICALE: UNO STUDIO CLINICO RANDOMIZZATO
Rafaela L. Aquino, BPhty; Priscila M. Caires, BPhty; Fernanda C. Furtado, BPhty; Aline V. Loureiro, BPhty; Paulo H. Ferreira, PhD; Manuela L. Ferreira, PhDab
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ABSTRACT: Lo scopo del presente studio è quello di comparare gli effetti dell'applicazione di mobilizzazioni articolari su livelli cervicali sintomatici e asintomatici in pazienti affetti da un aspecifico dolore cervicale.
Per lo studio sono stati reclutati quarantotto pazienti di età compresa tra i 18 e i 65 anni e che presentavano un dolore cervicale aspecifico da almeno 3 mesi.
I pazienti sono stati assegnati a caso in due gruppi di trattamento:
(1) gruppo di controllo: sono stati mobilizzati i livelli più sintomatici
(2) gruppo sperimentale: sono stati selezionati dei livelli vertebrali a caso e mobilizzati.
Tutti i pazienti hanno ricevuto una seduta di trattamento.
L'intensità del dolore in posizione di riposo, durante il movimento attivo cervicale più doloroso, così come durante la palpazione vertebrale è stata quantificata usando una scala di dolore di 11 punti.
I follow-up sono stati effettuati immediatamente dopo l'intervento da un valutatore in cieco.
I risultati subito dopo il trattamento non hanno mostrato alcuna differenza significativa dell'intensità del dolore tra i due gruppi (quello trattato sul livello sintomatico vs. quello trattato su un segmento cervicale scelto a caso), sia in posizione di riposo, che nel movimento attivo doloroso o nella palpazione vertebrale.
I confronti all'interno del gruppo hanno mostrato un significativo sollievo dal dolore dopo il trattamento durante il movimento attivo più doloroso, così come durante la palpazione vertebrale in entrambi i gruppi, ma non durante la posizione di riposo.
Sono stati significativi i cambiamenti di intensità del dolore nel movimento attivo e nella palpazione vertebrale ottenuti dopo la mobilizzazione vertebrale.
Tuttavia, entrambi i gruppi hanno presentato una riduzione del dolore simile, suggerendo che la riduzione non è condizionata dal livello vertebrale in cui è stata applicata la mobilizzazione articolare.
KEYWORDS: Terapia Manuale, Mobilizzazione, Dolore Cervicale, Studio Clinico Randomizzato.
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OMISSIS
CONCLUSIONE
Le mobilizzazioni articolari cervicali producono un'immediata riduzione della sintomatologia dolorosa nei movimenti e nella palpazione nei pazienti con dolore cervicale cronico.
Tuttavia questi effetti non sono influenzati da quale sia il segmento cervicale mobilizzato.
Studi futuri dovrebbero mirare a dimostrare gli effetti a lungo termine dell'applicazione di una mobilizzazione articolare vertebrale applicata a diversi livelli cervicali.
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Estratto da: Rafaela L. Aquino, Priscila M. Caires, Fernanda C. Furtado, Aline V. Loureiro, Paulo H. Ferreira, Manuela L. Ferreira. Applying joint mobilization at different cervical vertebral levels dies not influence immediate pain reduction in patients with chronic neck pain: a randomized clinical trail. Journal of manual & manipulative therapy, 2009; 17(2): 95-100.(referenze bibliografiche 24)
Giugno 2010
DOLORE LOMBARE DI ORIGINE MECCANICA O INFIAMMATORIA.
QUALI SONO I POTENZIALI SEGNI E SINTOMI?
Bruce F. Walker and Owen D. Williamson
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ABSTRACT: La lombalgia non specifica è comunemente concettualizzata e gestita come di origine infiammatoria o di natura meccanica.
Questo studio è stato progettato per individuare i sintomi o i segni comuni per consentire la discriminazione tra lombalgia di origine infiammatoria (ILBP) e lombalgia di origine meccanica (MLBP).
Sono stati intervistati degli operatori sanitari esperti provenienti da cinque professioni, utilizzando un questionario di 27 domande elencando segni e sintomi.
Dei 129 intervistati, hanno risposto 105 (81%).
Il dolore mattutino al risveglio è risultato un indicatore di ILBP di elevato accordo.
Il dolore durante il sollevamento è risultato un indicatore di MLBP.
Dolore costante, dolore che interrompe il sonno e la rigidità dopo il riposo erano considerati generalmente come indicatori di ILBP moderato, mentre il dolore intermittente durante il giorno, il dolore che si sviluppa nel corso della giornata, il dolore in posizione eretta mantenuta, con il sollevamento, in lieve flessione, in flessione o estensione del tronco, alzandosi dalla posizione seduta, guidando per lunghe distanze, alzarsi dal letto, dolore alla flessione ripetuta, correndo, tossendo o starnutendo, sono tutti generalmente considerati come indicatori di moderato MLBP.
Questo studio ha identificato due gruppi di fattori che sono stati generalmente considerati come indicatori di ILBP o MLBP.
Tuttavia, nessuno di questi fattori riesce a discriminare precisamente tra ILBP e MLBP.
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OMISSIS
DISCUSSIONE
Anche se il NSLBP viene comunemente descritto come di origine meccanica o infiammatoria in natura ed è trattato con terapie meccaniche e anti-infiammatorie, non ci sono stati precedenti tentativi di distinguere in sottogruppi in base a sintomi o segni clinici.
Tuttavia, Rudwaleit et al. (2006) ha fatto studiare la storia clinica di 101 pazienti con SA e 112 pazienti senza SA in seguito etichettati come pazienti MLBP.
Nei loro metodi hanno usato uno standard di riferimento esterno conosciuto come il New York Criteria (Van der Linden et al., 1984) per diagnosticare AS.
Hanno trovato quattro fattori che potenzialmente suddividono i due gruppi, e questi sono stati: rigidità mattutina che perdura più di 30 minuti, il miglioramento con l'esercizio ma non con il riposo, il risveglio a causa del mal di schiena nella seconda metà della notte e dolore intermittente al gluteo.
Tuttavia, nonostante una certa somiglianza nei loro risultati, il loro studio è diverso dal nostro, in quanto loro confrontano un’artrite infiammatoria specifica (SA) con tutti gli altri casi di lombalgia che etichettano come MLBP.
Per contro, abbiamo chiesto a esperti di confrontare il non-specifico ILBP con il non-specifico MLBP.
Nel nostro questionario non ci sono definizioni pre-determinate o riferimenti standard esterni a categorie di non-specifico ILBP o MLBP.
In effetti, questa era la ragione del nostro studio, misurare il parere di esperti circa come il MLBP e ILBP possano essere distinti da segni e sintomi.
Il nostro studio ha dimostrato con alcune prove che un certo numero di segni e sintomi sono possibili indicatori di ILBP o MLBP.
Tuttavia, non vi è stato alcun accordo chiaro all’interno o tra i gruppi di professionisti per quando concerne se le dichiarazioni sulla base di segni e sintomi di LBP siano in grado di distinguere tra cause infiammatorie o meccaniche di LBP.
Una affermazione ideale da inserire quale strumento di discriminazione fra ILBP e MLBP dovrebbe presentare un elevato punteggio per la forma di LBP, un basso punteggio per l'altra forma, una differenza significativa fra punteggi per entrambe le forme e nessuna differenza significativa fra professioni rispetto alle interpretazioni conseguenti.
Nessuna delle affermazioni studiate hanno incontrato ciascuno di questi criteri.
Anche se il dolore mattutino al risveglio (differenza mediana = 4) e il dolore che sveglia la persona (differenza media = 3) sono stati pensati per essere ampiamente indicativi di ILBP e il dolore sollevando un oggetto (differenza mediana = 3) è stato pensato per essere ampiamente indicativo di dolore meccanico, questo non è stato universalmente riconosciuto all’interno o tra i gruppi professionali.
DI questi, il dolore mattutino al risveglio è comunemente utilizzato come segno di dolore di origine infiammatoria ([Garrett et al., 1994] e [Yazici et al., 2004]).
Il fatto che il dolore mattutino è utilizzato come segno di gravità delle spondiloartriti infiammatorie come la SA (Garrett et al, 1994), potrebbe spiegare perchè alcuni intervistati hanno suggerito che questo segno avrebbe dovuto essere ampliato nel nostro sondaggio per approfondire sulla durata del dolore al mattino.
Il rapporto tra infiammazione e il dolore, tuttavia, non è chiaro.
Anche se un recente studio ha rilevato che l'intensità media del dolore oltre le 24 ore era indipendentemente associata ad alti livelli di proteina C reattiva in pazienti con sciatica acuta (meno di 8 settimane), questa associazione non è stata rilevata in pazienti con LBP cronico (Stürmer et al., 2005).
Allo stesso modo il rapporto tra il dolore che sveglia un paziente e l’infiammazione non chiaro. I disturbi del sonno sono comunemente riscontrati nelle persone con dolore cronico specifico, così come quelli affetti da artrite infiammatoria (Menefee et al., 2000).
I meccanismi con cui il dolore e l’infiammazione possono causare disturbi del sonno non sono, tuttavia, ben descritti e possono differire.
Sebbene i livelli di citochine infiammatorie, come l’interleuchina-6 può alterare il comportamento del sonno (Mullington et al., 2001), non ci sembrava essere associazione tra il miglioramento del dolore e della rigidità delle articolazioni e i miglioramenti nel disturbo del sonno, in un piccolo gruppo di pazienti in trattamento per artrite reumatoide con antinfiammatori non steroidei (Lavie et al., 1991).
Sebbene il dolore da sollevamento si pensa comunemente rappresenti il dolore meccanico, la relazione tra carico della colonna vertebrale e dolore non è chiaro,
Mentre vi sono prove evidenti che attività lavorative, come il sollevamento, la flessione, la torsione e le vibrazioni sono un fattore di rischio per l’insorgenza di NSLBP, in generale sembra che la dimensione dell’effetto sia minore che gli altri fattori individuali li (Waddell e Burton , 2000).
Si ipotizza che il carico, la postura, possano alterare le proprietà meccaniche della colonna vertebrale, con conseguente concentrazione di tensione nei tessuti innervati come i dischi intervertebrali, le faccette articolari e i legamenti (Adams et al., 2002), ma ci sono poche prove dirette che tali fattori siano importanti nel NSLBP (Waddell, 2004).
Nel quadro generale, i risultati potrebbero portare a suggerire che il movimento, le attività e i sintomi correlati siano più indicativi di MLBP e che il dolore a riposo sia più indicativo di ILBP.
E’ interessante notare che nessuna variabile è stata considerata per rappresentare sia l’ILBP che il MLBP e usando la nostra analisi, 10 variabili non sono state indicative ne di ILBP o di MLBP.
Mentre è possibile che diversi paradigmi educativi possano spiegare le variabili tra i gruppi di professionisti, non spiega ovviamente la variabilità che abbiamo riscontrato all’interno dei gruppi.
Dal momento che i partecipanti-chiave (esperti) che hanno preso parte a questo studio sono stati selezionati sulla base delle rispettive posizioni accademiche e professionali, è verosimile che tali differenze verranno trasmesse, a scendere, nelle varie classificazioni professionali e ciò dimostra l'inadeguatezza della prova. Il punto forte di questo studio sta nella sua buona classificazione della risposta e nella sua estendibillità ad un'ampia gamma di professionisti, tuttavia lo studio ha alcune limitazioni.
In primo luogo, gli intervistati non sono stati scelti a caso all’interno dei loro gruppi professionali, quindi non si possono generalizzare i risultati all’intera categoria di professionisti di ciascun gruppo.
Tuttavia, la nostra intenzione è stata finalizzata ad ottenere il parere di circa 20 esperti provenienti da ciascun gruppo,
In questo modo le risposte alle nostre domande hanno più probabilità di avere una validità di contenuto.
In secondo luogo il metodo migliore per definire sottogruppi all’interno della diagnosi di massima “NSLBP” non è stato stabilito.
L’approccio di questo studio era quello di proporre due possibili sottogruppi, ILBP e MLBP, e indagare se gli esperti nelle diverse categorie professionali pertinenti potessero essere indipendentemente d’accordo su alcuni sintomi e segni.
Questo approccio, ha evidenziato variazioni all’interno e tra i gruppi partecipanti.
Un approccio simile potrebbe essere quello di utilizzare la tecnica Delphi (utilizzando un metodo iterativo / metodo del consenso) per definire un insieme di sintomi e segni che possono essere misurati in prove meccaniche e in terapie anti-infiammatorie.
Se i sintomi e i segni potessero essere usati per definire sottogruppi di pazienti con ILBP e MLBP, gli studi potrebbero essere condotti per determinare se coloro che ricevono un trattamento specifico per il gruppo a cui fanno parte stiano meglio piuttosto che quelli che ricevono un trattamento non specifico, confermando così la validità dei sottogruppi.
Nonostante i limiti di questo studio, è chiaro che esiste una notevole diversità di opinione per quanto riguarda i sintomi o i segni che possono essere utilizzati per distinguere tra MLBP e ILBP, sia all’interno che tra le categorie di professionisti coinvolte nella gestione del NSLBP.
Il NSLBP viene comunemente etichettato, concettualizzato e gestito come infiammatorio e/o di origine meccanica e questo studio identifica due gruppi di fattori che sono stati generalmente considerati come indicatori di ILBP o MLBP.
Tuttavia, abbiamo identificato alcuni segni e sintomi che i professionisti coinvolti nella gestione del NSLBP potrebbero altamente accettare per distinguere tra queste eziologie.
Mentre la generale assenza di un accordo riguardo ai segni e ai sintomi di ILBP e MLBP non inficia i paradigmi fisiopatologici dei dolori meccanici e infiammatori, tuttavia, si rileva la necessità di ulteriori ricerche.
La ricerca dovrebbe essere volta a sperimentare i 17 indicatori individuati, per la loro capacità di prevedere l’esito dei trattamenti meccanici o anti-infiammatori del LBP.
Se lo studio stabilisce inoltre che sono in grado di prevedere l’esito dei due tipi di trattamenti, il numero delle decisione inoppropriate da utilizzare può essere diminuita.
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Estratto da: Abbott et al., 2006 J.H. Abbott, J.M. Fritz, B. McCane, B. Shultz, P. Herbison, B. Lyons, G. Stefanko and R.M. Walsh, Lumbar segmental mobility disorders: comparison of two methods of defining abnormal displacement kinetics in a cohort of patients with non-specific mechanical low back pain, BMC Musculoskelet Disord 7 (2006), p. 45 10.1186/1471-2474-7-45.